A Palazzo Vecchio fino al 27 luglio, la mostra dedicata a Jackson Pollock (1912 -1956) uno dei grandi protagonisti dell’arte mondiale del XX secolo, colui che ha scardinato le regole dell’arte figurativa occidentale dissolvendo gli ultimi baluardi della prospettiva rinascimentale.
L'esposizione accosta e confronta l'opera dell'artista americano con quella di un grande dell'arte universale: Michelangelo Buonarroti (1475-1564) ) di cui proprio quest’anno si celebra il 450° anniversario della morte.
E' questa la sfida che Sergio Risaliti e Francesca Campana Comparini – ideatori e curatori della mostra – hanno lanciato per mettere sotto osservazione due civiltà e due linguaggi: uno fondato sul disegno che cerca con tutte le forze di rispettare l’ordine della natura e del divino; l’altro basato sulla fenomenologia dell’inconscio e sulla mistica geometria, perfetta rappresentazione di un universo in espansione.
Ciò che accomuna Michelangelo e Pollock è il furore che entrambi trasmettono quando lavorano alle loro opere, una sorta di trance agonistica che li rende estranei al mondo esterno.
Già nel '500 si parlò di "furia della figura" per descrivere le linee serpentinate di alcune figure del Buonarroti (caratterizzate spesso anche dal non-finito, per esaltare espressivamente il conflitto tra bellezza compiuta e ingombro dell'informe). In Pollock il concetto guida adottato nella mostra è invece quello della “figura della furia”, un’idea che ben definisce la pittura vitale, violenta e potente del pittore americano che con i suoi drip-painting stupì molti suoi contemporanei, così come era accaduto con il terribile Giudizio di Michelangelo nel XVI secolo.
Il progetto della mostra si articola in due sezioni: la prima, allestita a Palazzo Vecchio - dove è pure conservato il celeberrimo Genio della Vittoria di Michelangelo - raccoglie nella Sala dei Gigli e nella Sala della Cancelleria una serie di opere provenienti da musei e collezioni private di Tel Aviv, Amsterdam, Roma, New York, oltre a sei disegni giovanili di Pollock eccezionalmente prestati dal Metropolitan Museum di New York.
La seconda sezione - che si trova nel complesso di San Firenze - è caratterizzata da uno spazio interattivo e da apparati multimediali e didattici che guidano il visitatore ad un nuovo modo di vivere l’arte e comprendere le opere di grandi artisti come Pollock.
La mostra è promossa dal Comune di Firenze con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e la collaborazione dell’Opificio delle pietre dure di Firenze.
RIFERIMENTI DA:
Ciò che spesso caratterizza il genio è la presenza di processi ricorsivi nelle opere, anche in modo inconsapevole. Come il moltiplicarsi all’infinito dell’immagine di un oggetto posto tra due specchi piani paralleli. Pollock aveva elementi ricorsivi nelle sue opere, che hanno permesso di riconoscere i falsi che ne sono assenti. Ciò è dovuto alla presenza in piccola scala di frattali nei suoi disegni che sono ricorsivi per definizione e per natura. In Michelangelo è presente direttamente il gioco di specchi. Nella Cappella Sistina, nella Creazione dell’uomo, le mani del Padre toccano il futuro Figlio dell’uomo, e sono protese verso Adamo, in modo similare. Simili nella Caduta dell’uomo sono l’angelo e il serpente tentatore. L’angelo e il serpente sono speculari. Sembrano dei gemelli. Simili sono Aman crocifisso nella Volta della Cappella Sistina e il Gesù del Giudizio Universale sulla parete d’altare. In tal senso il “non finito” di Michelangelo, (anch'esso riconducibile a un processo ricorsivo), è associabile alla “non forma” di Pollock, perché entrambi frutto, o portatori di processi ricorsivi-speculari. Cfr. Ebook (amazon) di Ravecca Massimo: Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.
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