Fino al 27 agosto, all'Antiquarium di Pompei, un inedito “bottino” di oggetti sequestrati a partire dagli anni ’60 ed ora svincolati e resi disponibili al pubblico: circa 170 reperti (ceramiche, crateri, statue, depositi votivi, falsi archeologici ecc.) dal VI secolo, all'età romana.
“Il Corpo del reato” è una testimonianza della grande razzia subita dal patrimonio culturale italiano. Una lunga e massiccia stagione di saccheggio a cui le Forze dell’Ordine hanno posto un freno con un’importante azione di salvaguardia arrivando a sequestrare oltre 800 mila reperti, una cifra che dobbiamo immaginare comunque inferiore rispetto alla quantità di opere depredate nel tempo.
Una parte dell'esposizione è dedicata ai "falsi". Le prime descrizioni dei tanti trucchi con i quali i falsari riuscivano a gabbare l’ingenuità dei compratori risalgono all’antichità: lo scrittore Fedro, a proposito dei falsi d’arte, denunciò che "alcuni artisti suoi contemporanei (nella prima metà del I sec. d.C.) ottenevano guadagni più alti per le loro opere se sul marmo scolpivano il nome di Prassitele e sull’argento cesellato quello di Mirone".
Ultimamente si è calcolato che per circa due terzi, i reperti archeologici messi sul mercato dai trafficanti, sono falsi.
Riferimenti da: Soprintendenza Pompei - Comunicato Stampa
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