Fino al 16 febbraio 2015 nelle sale del Refettorio Quattrocentesco di Palazzo Venezia a Roma la mostra "Le leggendarie tombe di Mawangdui. Arte e vita nella Cina del II secolo a.C.".
L'esposizione racconta l’epoca della dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.) attraverso i tesori provenienti dalle tombe rinvenute a Mawangdui e custoditi dal Museo provinciale dello Hunan, una delle istituzioni più importanti del sistema museale cinese.
In mostra saranno esposti 76 pezzi di inestimabile valore, tra cui lacche, manufatti tessili, manoscritti e dipinti su seta. L’esposizione consente di far riemergere un’antica civiltà attraverso una grande scoperta archeologica, riflettendo l’essenza stessa di un popolo che già all’epoca veniva riconosciuto come “il Paese della seta e delle porcellane”.
Il rinvenimento delle tombe di epoca Han a Mawangdui, nella città di Changsha (capoluogo dell’attuale provincia dello Hunan, nella Cina meridionale), rappresenta una delle grandi scoperte avvenute nel XX secolo in Cina.
Tra il 1972 e il 1974 gli archeologi cinesi portarono alla luce un insieme di sepolture appartenenti alla famiglia di Li Cang, Marchese di Dai e primo ministro dello Stato di Changsha.
Una scoperta che ebbe inizio in maniera del tutto fortuita, in seguito ad una serie di scavi realizzati per un rifugio sotterraneo e grazie al manifestarsi di cosiddetti “fuochi fatui”.
In mostra saranno esposti 76 pezzi di inestimabile valore, tra cui lacche, manufatti tessili, manoscritti e dipinti su seta. L’esposizione consente di far riemergere un’antica civiltà attraverso una grande scoperta archeologica, riflettendo l’essenza stessa di un popolo che già all’epoca veniva riconosciuto come “il Paese della seta e delle porcellane”.
Il rinvenimento delle tombe di epoca Han a Mawangdui, nella città di Changsha (capoluogo dell’attuale provincia dello Hunan, nella Cina meridionale), rappresenta una delle grandi scoperte avvenute nel XX secolo in Cina.
Tra il 1972 e il 1974 gli archeologi cinesi portarono alla luce un insieme di sepolture appartenenti alla famiglia di Li Cang, Marchese di Dai e primo ministro dello Stato di Changsha.
Una scoperta che ebbe inizio in maniera del tutto fortuita, in seguito ad una serie di scavi realizzati per un rifugio sotterraneo e grazie al manifestarsi di cosiddetti “fuochi fatui”.
Le opere esposte ricompongono l’universo privato di una famiglia aristocratica dell’epoca; tra questi, spiccano le sete raffinatissime ed eleganti (come il tessuto di mussola variopinto stampato con motivo decorativo fitomorfo), dimostrazione unica dei risultati raggiunti nella manifattura tessile e ricordati perfino da Plinio il Vecchio, che li descrive come “tessuti di provenienza celeste”. Ma oltre a ricostruire uno spaccato di vita quotidiana, attraverso contenitori, specchi in bronzo, pettini in legno, pinzette in osso e altri materiali, i reperti in mostra rimandano l’eco di una realtà storica e filosofico-religiosa straordinaria.
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