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lunedì 19 dicembre 2011

Italo Svevo




Il 19 dicembre 1861 nasce a Trieste Aron Hector Schmitz.
In seguito deciderà di cambiare il suo nome, di chiamarsi "Italo" per dichiararsi "italiano", "Svevo" per mostrare la sua origine tedesca.
Creatore del romanzo d'avanguardia, è forse il romanziere italiano più europeo del nostro Novecento, ma il riconoscimento della sua opera è giunto tardivamente.
Nell'articolo "Presentazione di Italo Svevo" del 1926, Eugenio Montale scrive:
"Nasce così il romanzo moderno secondo la via additata a noi dai grandi modelli stranieri: il romanzo da accettarsi non per questo o per quel frammento, ma da accogliersi come organismo, in funzione di vita e di umanità; il libro fatto di parole dette da uomo a uomo e nelle quali la nostra vita di tutti i giorni possa riconoscersi con immediata rispondenza (...)"


DA: "LA NOVELLA DEL BUON VECCHIO E DELLA BELLA FANCIULLA"  di Italo Svevo. 
"Una vettura tramviaria correva sul lungo viale di Sant’Andrea. La conduttrice, una bella fanciulla ventenne, teneva l’occhio bruno fisso sulla via larga, polverosa, piena di sole, e si compiaceva di far andare a precipizio il carrozzone cosicché agli scambi le ruote stridevano e la cassa della vettura carica di gente sobbalzava. Il viale era deserto. Tuttavia la giovinetta procedeva picchiando continuamente col piedino nervoso la leva azionante il campanello d’allarme. Lo faceva non per prudenza, ma perché essa era tanto infantile che riusciva a convertire il lavoro in un giuoco, e le piaceva di correre cosí e di far rumore con quella macchinetta ingegnosa. Tutti i bambini amano di gridare quando corrono. Era vestita di cenci colorati. Causa la sua grande bellezza sembrava travestita. Una giubba rossa sbiadita le lasciava libero il collo, poderoso in confronto della faccina un po’ patita, e libera l’incavatura precisa che avvia dalla spalla alla delicatezza del petto. Il gonnellino azzurro era troppo breve, forse perché nel terzo anno di guerra mancavano le stoffe. Il piedino sembrava nudo in uno scarpino di panno e il berretto azzurro le schiacciava dei riccioli neri non molto lunghi. Guardando la sola sua testa si sarebbe potuta credere un maschietto se già l’attitudine di quella sola parte non avesse tradito civetteria e vanità. 

Sulla piattaforma, intorno alla bella operaia, c’era tanta gente che la manovra del freno era appena possibile. Vi si trovava anche il nostro vecchio. Egli doveva arcuarsi a qualche piú violento sobbalzo della vettura per non venir gettato addosso alla conduttrice. Era vestito con grande accuratezza, ma anche con la serietà conforme alla sua età. Veramente una figurina signorile e gradevole. Ben pasciuto in mezzo a tanta gente pallida e anemica, non rappresentava per questa ancora un’offesa perché non era né troppo grasso né troppo fiorente. Dal colore dei suoi capelli e dei suoi baffetti corti gli si sarebbero dati 60 anni di età o giú di lí. Non trapelava in lui alcuno sforzo di apparire piú giovane. Gli anni possono impedire l’amore ed egli da molti anni non aveva pensato a quello, ma favoriscono gli affari ed egli portava i suoi anni con superbia, e, se cosí si può dire, giovanilmente."

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